ECORENDICONTO

Nel 2010 l’Italia ha definito la propria Strategia Nazionale per la Biodiversità 2011-2020, al fine di definire gli impegni assunti e condivisi a livello globale e comunitario per contribuire al raggiungimento degli obiettivi contenuti nel Piano Strategico 2020 e negli Aichi Targets della Convenzione di Rio de Janeiro per la Diversità Biologica.
Nel contesto della Strategia Nazionale, un ruolo principale è stato attribuito alla definizione di un sistema di “contabilità ambientale” nelle aree protette.
È ormai evidente che esiste una potenzialità economica delle aree protette nel senso di sviluppare attività promozionali, turistiche e di valorizzazione di territori, con risvolti occupazionali, nel rispetto della conservazione della biodiversità e valorizzazione di alcune attività umane di grande qualità, rappresentative dei territori protetti.
In questo contesto, il Ministero dell’Ambiente ha pubblicato nel 2013 un lavoro (Cfr. Parchi Nazionali: dal capitale naturale alla contabilità ambientale, Ministero dell’Ambiente 2013) nel quale si introducono alcune linee guida per l’avvio alla realizzazione di un sistema di contabilità ambientale per le aree protette con l’obiettivo di “integrare, entro il 2020, la conservazione della biodiversità nelle politiche economiche e di settore, anche quale opportunità per una nuova occupazione e sviluppo sociale sostenibili, rafforzando la comprensione dei benefici da essa derivanti e la consapevolezza dei costi della loro perdita.”
Pertanto, particolare rilevanza assume il tema della gestione che deve mirare a definire delle “strategie orientate a salvaguardare, mantenere e/o ripristinare ambienti naturali, anche per assicurare benessere e sviluppo sostenibile” e, quindi, rafforzare la necessità di un “approccio strategico, sistemico e sinergico che tenga conto, prioritariamente, della necessità di adeguare e rendere omogenee le conoscenze naturalistiche e socioeconomiche quali indispensabili punti di riferimento per le scelte operative e gestionali”. La “mission” delle aree protette, è quella di “garantire e preservare le condizioni di equilibrio del patrimonio naturale” e in questo senso è fondamentale “individuare un set comune, discusso e condiviso, di indicatori che consentano di monitorarne e misurarne i progressi e le criticità”.
Nello stesso documento si scrive che “Contabilizzare il capitale naturale significa misurarne la consistenza e la qualità, i flussi e i relativi cambiamenti, apprezzarne i sistemi di gestione, contemplando nel “calcolo” anche l’uso di queste risorse per le attività umane e gli effetti generati nel tempo e nello spazio.”
Tali concetti sono stati trattati anche a livello europeo con l’approvazione del VI Programma d’Azione Ambientale che ribadisce l’importanza di utilizzare strumenti decisionali volti a integrare la dimensione ambientale sociale ed economica delle politiche (il cosiddetto approccio triple bottom). Si tratta, dunque, di un sistema che permette di rilevare, organizzare, gestire e comunicare informazioni e dati ambientali che possono essere espressi in unità fisiche e monetarie.
Nel documento relativo alla Contabilità Ambientale nelle Aree Marine Protette presentato come idea progettuale a Roma il 15 aprile 2014, sono state indicate diverse fasi per la realizzazione di un protocollo condiviso e standardizzato al fine di implementare un sistema sperimentale di rendiconto naturalistico così organizzato:
– Introduzione (obiettivi da raggiungere e area di studio)
– Procedura (Descrizione delle metodologie)
– Fase 0. Fotografia della disponibilità di dati relativi al rendiconto naturalistico delle AMP
– Fase 1. Contabilizzazione del valore ecologico ed economico del patrimonio ambientale dell’AMP
– Fase 2. Individuazione delle funzioni e dei servizi ecosistemici
– Fase 3. Contabilizzazione dei costi ambientali ed economici
– Fase 4. Contabilizzazione dei benefici ambientali ed economici
– Fase 5. Conto dei flussi ambientali e bilancio dell’AMP
– Fase 6. Informatizzazione gestione dati e sviluppo sistema contabilità
Per capire meglio tale aspetto, si deve evidenziare che la gestione di un’area protetta ha un duplice obiettivo:
– garantire e preservare le condizioni di equilibrio del patrimonio naturale;
– individuare strategie orientate a salvaguardare, mantenere e/o ripristinare ambienti naturali, anche per assicurare benessere e sviluppo sostenibile.
Pertanto, il primo passo dovrà riguardare l’individuazione delle criticità e delle componenti di rischio presenti all’interno dell’area protetta e successivamente proporre una collezione di possibili soluzioni che possano neutralizzare o mitigare tali componenti di rischio. In questo senso, non esistendo modelli precostituiti che possano soddisfare ad oggi tale esigenza, un approccio comunemente utilizzato in letteratura per affrontare un problema di questo tipo è dato dalla teoria generale dei sistemi. Secondo tale approccio un sistema in equilibrio è caratterizzato da un insieme di componenti che interagiscono tra loro senza degenerare. La complessità del sistema sta nel capire come agire sulle specifiche componenti per gestirne gli effetti e mantenere il sistema in equilibrio. Tali interazioni hanno l’effetto di modificare lo stato del sistema sia in senso favorevole che sfavorevole. Pertanto, sarà compito del sistema di gestione prevedere una serie di attività di monitoraggio, di valutazione delle criticità e di definizione delle contromisure, necessarie a mantenere il sistema nello stato di equilibrio desiderabile, minimizzando gli effetti negativi e massimizzando gli effetti positivi che le componenti hanno sul sistema, con evidenti vantaggi in termini sia di benefici ambientali che socio-economici.
Quindi, ad esito della Direttiva 2013 del Ministro dell’Ambiente agli enti parco nazionali e alle aree marine protette e delle Direttive 2015, 2016, 2017, 2018, 2019 , 2020 del Ministro dell’Ambiente per l’indirizzo delle attività dirette alla conservazione della biodiversità, L’Area Marina Protetta Torre del Cerrano ha avviato un percorso di studio volto a garantire l’interoperabilità e l’integrazione del sistema di rendicontazione ambientale con quello gestionale. Difatti, non è possibile affrontare il problema della rendicontazione ambientale secondo il paradigma classico comunemente utilizzato in ambito aziendale, che mira a valutare gli effetti delle politiche di intervento in termini economici. Questo perché gli asset ambientali che un AMP si trova a gestire non hanno un valore economico o meglio, hanno un valore economico infinito. Il bene ambientale infatti è patrimonio della comunità ed ha una valenza non solo fisica, ma anche culturale e non è allora possibile stabilirne un mercato di scambio.
Procedendo in questo modo si è evidenziata la particolarità dell’Area Marina Protetta “Torre del Cerrano”, caratterizzata da un imprescindibile e stretto rapporto tra territorio costiero e zona di mare protetta dove è impossibile pensare che il tratto di mare protetto, comprese le specie e gli habitat di interesse naturalistico presenti, siano scollegate dai territori antropizzati presenti nella zona collinare e retro-collinare che caratterizza la costa del medio Adriatico. Dunque è di importanza fondamentale correlare questi diversi territori e pianificare su questi interventi di monitoraggio e controllo poiché facenti parte di un unico sistema ambientale.
Dai risultati delle ricerche effettuate, anche in relazione alle linee guida stilate da Federparchi del documento “Contabilità ambientale e servizi ecosistemici“, è stato possibile proporre una prima serie di indicatori di qualità ambientale, di semplice ricerca, facilmente associabili a rilevatori di contabilità ambientale.
I target ambientali individuati per mettere a punto tale protocollo di monitoraggio, sono individuati nell’ambito del sistema ISEA (Interventi Standardizzati di gestione Efficace in Aree marine protette).
ISEA è un progetto WWF svolto in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) che realizza interventi di sostegno alla gestione delle aree marine protette italiane (AMP), per rafforzare la loro efficienza. ISEA permette di sviluppare entro il 2020 un network di AMP efficacemente gestite ed ecologicamente rappresentative in Italia, così come richiesto dalla Convenzione sulla Biodiversità. ISEA standardizza la gestione di una AMP in un immagine grafica (una mappa concettuale), da cui si può leggere cosa protegge, quali sono le minacce ambientali nell’area, quali le strategie predisposte a ridurre gli impatti antropici. ISEA opera in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e con tutte le AMP italiane.
In particolare, la mappa concettuale ISEA dell’Area Marina Protetta Torre del Cerrano individua i target ambientali rappresentativi del patrimonio naturale. Su tali target ambientali si concentrano gli sforzi di gestione e monitoraggio attraverso strumenti come il Piano di Gestione PdG dell’Area Marina Protetta Torre del Cerrano, l’ECORENDICONTO, il Piano di Gestione del SIC IT7120215 e il Piano di Gestione della CETS (Carta Europea del Turismo Sostenibile) dell’AMP Torre del Cerrano.
I target individuati nel progetto ISEA dell’AMP Torre del Cerrano sono i seguenti:
– Pineta
– Habitat dunale (Fratino e Zafferanetto delle spiagge)
– Torre e Porto archeologico
– Scogliera rocciosa sommersa
– Comunità ittica
– Delfini e Tartarughe
– Fondi sabbiosi con Trivia
Rispetto a tali target l’AMP Torre del Cerrano ha proposto una prima mappatura dei servizi ecosistemici e individuato un primo schema semplificato di monitoraggio che potrà essere sottoposto, nel futuro, a verifica e integrazione al fine di ottimizzare il sistema di monitoraggio.
Ciò ha permesso di definire una prima serie di indicatori di qualità ambientale, di semplice ricerca, facilmente associabili ai servizi ecosistemici individuati.
L’approccio sistemico utilizzato dall’Area Marina Protetta trova conferme nel PRIMO RAPPORTO SULLO STATO DEL CAPITALE NATURALE IN ITALIA 2017 (disponibile nella versione completa o come documento di sintesi), sia poiché mira ad identificare i fattori di pressione e le minacce sul Capitale Naturale, sia perché individua asset naturali e servizi ecosistemici nell’ambito forestale assieme al Mare e alle Coste, come anche rispetto alle attività in Agricoltura e nelle Aree Metropolitane
Nel 2018 è stato pubblicato il SECONDO RAPPORTO SULLO STATO DEL CAPITALE NATURALE in Italia.
Nel rapporto vengono approfonditi alcuni dei principali elementi di pressione sugli asset del Capitale Naturale. Ampia attenzione è stata dedicata all’impatto dei cambiamenti climatici sulla capacità degli ecosistemi di continuare a garantire Servizi Ecosistemici, anche attraverso dei focus su criticità ambientali di grande attualità per l’Italia, quali gli incendi e la siccità. A questi si aggiunge la valutazione di altri elementi di pressione, quali il consumo di suolo o la frammentazione degli ecosistemi naturali che richiedono interventi ed azioni mirate a sostegno del territorio.
I valori monetari ottenuti, seppur frutto di metodologie e di ipotesi da raffinare nei prossimi rapporti, aprono una prospettiva ineludibile circa la straordinaria importanza del Capitale Naturale, anche in cooperazione con altri tipi di capitale come quello Culturale.
L’operato dell’Area Marina Protetta Torre del Cerrano si colloca perfettamente nei Rapporti pubblicati dato che in tale contesto è stato incentrato sui seguenti indirizzi:
1- la necessità di integrare e rendere interoperabili tutti i sistemi di gestione dell’ENTE gestore in un unico sistema di gestione. Lavoro sul quale si è riusciti ad integrare ISEA-SIC-CETS, metodologia presentata già nel 2015 a Cabras (Oristano) nell’Area Marina Protetta del Sinis e Isola Mal di Ventre in occasione del workshop del MedPAN.
2- la necessità di correlare le varie voci di bilancio economico (secondo obiettivi missioni del nuovo sistema di bilancio armonizzato), con gli obiettivi del piano di gestione e quindi con la mappa concettuale ISEA avendo il raccordo anche con i TARGET.
3- la necessità di definire un sistema di indicatori sui TARGET, che siano misurabili facilmente, siano significativi e siano rilevabili su scala annuale o infrannuale
4- predisporre così infine un sistema di bilancio integrato che permetta di valutare la correlazione tra la variazione delle poste nel bilancio economico annuale e la sua programmazione triennale e la variazione degli indicatori individuati.
In tema di servizi ecosistemici l’AMP Torre del Cerrano ha avviato nel 2017 un progetto parallelo al programma di EcoRendiconto che, in un Progetto di Sistema con i Parchi Nazionali del Circeo e del Gargano, punta a valutare il servizio offerto dalle aree protette in termini di difesa della costa dall’Erosione.
Nel 2018 l’Area Marina Protetta Torre del Cerrano ha portato in un seminario svoltosi nel 2018 a Silvi e Pineto, intitolato “Il Capitale Naturale” che riscosse un entusiasmante successo.
Un secondo incontro si è svolto nel novembre del 2019 con il titolo “La Difesa della Costa, un Servizio Ecosistemico”, incontro che ha visto tanta partecipazione a Pineto per il workshop tecnico scientifico sull’erosione costiera del progetto Co.P.E.Ma.P..
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